L’equilibrio si ha stando nel movimento, sbilanciandosi.
Pedalando, ad esempio, si ottiene e mantiene tale equilibrio sebbene
talvolta possa capitare di cadere.
Poiché tutto è collegato e vuole lavorare per permettere il movimento
di uno stesso organismo a cui si appartiene ne consegue che se una parte ha
difficoltà ne risentiranno anche le altre.
Sono un organismo e sono anche parte di un organismo comune al vostro nel
corpo della terra.
La natura di ognuno ha scelto se concedere o meno la possibilità di
camminare ed un essere per compiere ciò ha bisogno di due gambe e due piedi che
ne permettano l’avanzamento che sia in avanti o indietro.
Verso dove si vuole camminare, concesso che si riesca a mettere un
passo dopo l’altro?
Affinché avvenga lo spostamento è necessario che ci sia un perno su
cui fare leva ed uno slancio verso una direzione.
Se il piede destro vuole partecipare a tracciare un cammino deve
chiedere al piede sinistro di fargli da perno, da sostegno, affinché lo
spostamento abbia compimento. Se il piede sinistro ciondola o trema o si pianta
è improbabile che il destro avanzi nel movimento.
Se il piede sinistro vuole partecipare al cammino deve chiedere al
piede destro di fargli da perno, da sostegno affinché lo spostamento avvenga.
Se il piede destro ciondola o trema o si pianta è improbabile che il sinistro avanzi nel movimento.
Se entrambi non si domandano
vicendevolmente il permesso di essere a turno perno e slancio, non avrà luogo il
tracciato di un cammino.
Il movimento può compiersi se le due parti prendono consapevolezza
della loro identità ed uguaglianza e se fanno affidamento l’un l’altra per
muoversi, se scelgono di dialogare affinché ciò avvenga.
L’equilibrio è nel movimento, ad ogni pedalata, ben oltre le scosse di
assestamento lungo il percorso,
Un piede esiste per l’altro. Da solo, non avrebbe senso o perlomeno
non il senso del movimento e dello scambio.
Grazie,
Marzia
Marzia