I
sette giorni di fitta formazione, precedenti allo svolgimento del mio servizio in Indonesia, hanno visto il
mischiarsi una serie di pensieri agli antipodi.
Tra
le primissime raccomandazioni che mi son state fatte vi è stata questa:
se una qualsiasi persona ti chiede la tua
religione di appartenenza tu devi rispondergli con il nome di una qualsiasi
religione. Tutte vanno bene purché la risposta non sia ateo.
Non ho avuto alcun giudizio relativamente a
questa raccomandazione: ho solo notato come all'interno di una formazione
questo sia stato un dato di primaria rilevanza nei modi e nei tempi in cui è
stato posto. Era forse qualcosa di prevedibile: mi trovavo d'altronde nel
paese più popoloso al mondo a maggioranza musulmana e non solo, l’Indonesia
tende alla religiosità nel suo più profondo intimo, nella terra stessa.
Una
parte di me ha provato, a dire il vero, un piacevole sollievo nell'ascoltare questo messaggio; in qualche modo ero rasserenata perché non avevo bisogno di
mentire a quella domanda qualora mi fosse stata posta. La
stessa domanda in Italia, agli occhi della maggior parte delle persone che ho
conosciuto sin ora, potrebbe assumere un colore beffardo.
Mi
presento al mondo indonesiano, giavanese per l’esattezza, e ancora più
specificatamente alla famiglia ospitante, al vicinato, al mercato, ai couchsurfer, agli anziani, ai bambini e la preghiera che mi
viene rivolta è sempre uguale:
“Di
che religione sei?”
“Ma cristiana o cattolica?”
(nella
terminologia indonesiana, diversamente dall'italiano, con cristiano ci si
riferisce esclusivamente ai protestanti)
“Vai
a messa?”
“In
quale chiesa?”
Quasi
sempre dopo la prima domanda mi si incomincia a storcere la bocca in quanto
sento la pressione di voler essere incasellata in una definizione alla quale
non voglio prendere parte.
La
mia volontà di non mentire cozza con la voglia di conoscenza di questo popolo che amo tanto.
La religione
è senza dubbio l’aspetto che più permea questa cultura, è tessuta nelle sue viscere.
Ricordo
una sera di essere uscita con Bapak
Sigit (Sigit è il nome del mio hosting
father) ed il resto della mia famiglia ospitante per accompagnare la suocera ad
un gruppo di preghiera. Era sera, dunque la Chiesa era chiusa, ma lui aveva
parcheggiato giusto sotto l’entrata ove vi era il custode della stessa. Bapak
Sigit si rivolge a lui, dice qualcosa che non capisco (in lingua giavanese),
poi mi invita ad uscire dalla macchina. Il guardiano mi indica l’ingresso della
Chiesa: “Silakan” (prego).
Bapak
Sigit aveva chiesto al custode se gentilmente poteva aprire la Chiesa per me dato
che non ero mai entrata a pregare in una Chiesa dal mio arrivo in quella
famiglia e adesso era tutta a mia disposizione e potevo farlo tranquillamente.
Un atto
molto gentile da parte sua, sebbene non richiesto. Il portone della Chiesa era ormai
aperto e lui aveva dato la sua benedizione: “adesso puoi entrare e pregare”.
Amo
questo popolo, amo la costanza e l’impegno che ciascun membro pone nell'anelare a divenire un buon fedele, giorno e notte, in ogni contesto, con ogni persona.
Bapak
Sigit mi ha dato un grande insegnamento negli ultimi giorni prima del mio rientro in Italia, e comunque restano GRANDI per coloro i quali vogliono appartenere a quel
cammino specifico, per chi sceglie di mettersi nel binario di una religione perché,
benché se ne dica o si speri diversamente, il binario è uno.
Lui
voleva divenire un buon musulmano e quindi era tenuto, per suo volere, a
rispettare certi precetti e certi orari. Ma era anche il capo famiglia quindi
quella stessa retta via doveva farla seguire alla sua famiglia tutta. Io ero
ospite e membro della sua famiglia quindi dovevo seguire le regole di quella
casa allo stesso modo e non importava se la mattina aspettavo un’ora seduta a
fare nulla: loro si svegliavano per pregare alle 04.30 ed io non potevo restare
a dormire, non era giusto. E non importava che a 30 anni uno potesse aver avuto
la voglia, almeno solo per una volta, di restare fuori con gli amici: alle
21.00 il portone chiudeva per tutti e se restavi fuori era un problema tuo.
Dopo l’ultima preghiera della sera le uniche cose concesse nella mia casa erano
studiare o dormire, che viste così potrebbero sembrare un castigo.
In realtà, dopo aver maturato l’intensità e la durezza di questa esperienza che adesso racconto con poche parole, RINGRAZIO quel periodo di castità notturna, di riconciliazione con la notte e con il sonno, di riappropriazione del silenzio e della mia vita.
In realtà, dopo aver maturato l’intensità e la durezza di questa esperienza che adesso racconto con poche parole, RINGRAZIO quel periodo di castità notturna, di riconciliazione con la notte e con il sonno, di riappropriazione del silenzio e della mia vita.
-Nel gennaio di quest'anno un uomo di nome Alexander Ann è stato rilasciato dopo 19
mesi di carcere a seguito di
pubblicazioni sul suo blog in cui sosteneva l’inesistenza di Dio con l’accusa
di incitamento all'odio religioso.
-Anche
i non musulmani usano la parola “Allah” per
riferirsi a Dio (si vedano le traduzioni in indonesiano della Bibbia dei
cristiani)
-il Parlamento dell'Indonesia mantiene l'articolo 64 il quale limita la scelta della religione esclusivamente ad una delle seguenti: islam, cristianesimo, cattolicesimo, induismo, buddhismo e confucianesimo. La legge indonesiana obbliga i cittadini ad indicare sulla carta d'identità a quale di queste sei religioni si appartenga senza contemplare il restante mezzo milione di persone che appartengono a religioni minori o sono atee esponendoli al rischio di persecuzione.
Interviste fatte a Kamila, donna musulmana che indossa la hijab (il velo) e ad Arya, amico che lavora per la Presidenza.
Dicembre 2014
Domande:
Risposte Kamila:
-il Parlamento dell'Indonesia mantiene l'articolo 64 il quale limita la scelta della religione esclusivamente ad una delle seguenti: islam, cristianesimo, cattolicesimo, induismo, buddhismo e confucianesimo. La legge indonesiana obbliga i cittadini ad indicare sulla carta d'identità a quale di queste sei religioni si appartenga senza contemplare il restante mezzo milione di persone che appartengono a religioni minori o sono atee esponendoli al rischio di persecuzione.
Interviste fatte a Kamila, donna musulmana che indossa la hijab (il velo) e ad Arya, amico che lavora per la Presidenza.
Dicembre 2014
Domande:
1. Do you believe that
identity is identified with the religion which people belong to?
2. Do you think that ask
“what’s your religion” in some way is similar to ask “who you are?”
3. Why in Indonesia when
people know a new person, after few minutes talking, they asked about which religion the other
belong to?
4. Do you think that people
who belong to the same religion are more likely to work in the same projects or
institutions?
6. How much do you think
religion influence the culture of your people?
7. In which way, how the
religion is so important in Indonesians lifestyle?
8. Please, feel free to add
additional thoughts or other descriptions if you think fit.
Risposte Kamila:
1.
No, I don't. In my opinion identity is just for identity, I mean in Indonesia
identified your religion on identity is for make sure that you’re embrace any
religion for national data system and something like that. (goverments
archievs)
2.
Not
really, but sometimes (for some people) it can be use for benchmark to assessing a person’s
personality. Because sometimes people can recognize a person’s personality from their outlook, this is the easy way.
(example: people will judge a girl with hijab as a good girl or people can
judge a guy with a bunch of tattoo and rebel style as a badguy(?))
3.
Really?
I think it depends on the people. In my opinion, that is an impolite way to
know people ever. Because i think after you knew their religions, sometimes
social gap thingy will arise (this is kind of Indonesian tradition). So i never
asked “whats your religion” to everybody, its better if i know by my self a.k.a
stalking.haha.
4.
My
answer is almost the same with number three question, it depends on the people
or company or projects itself. Because in Indonesia a lots of people on each
religion too strict about their religion, whereas every religion teach us to be
respectfull to other people. This kind of big problem here Indonesia. (this is
also the answer for number 5)
6.
50:50,
for old-era people (my grandparents era), religion 100% influence their culture
in every step they take. But its different
in these era, some people just dont care about their religion (although
they has a religion).
7.
I
dont know how to say, but i think its very important because Indonesia was born
as a nation with a strong religion and Indonesia is wbased on Moslem religion.
8.
In my
opinion, people that hold/embrace any religion, they will morely have an
direction of their life. I mean, they will have a basic reason for what they
will doin. And for me, every religion actually teach us the same lesson in
life.
Risposte Arya
Risposte Arya
1. No
2. No
3. Because Indonesia doesnt accepted to atheis person or without God
4. No, I don't think so
5. Before maybe yes, now no
6. Very much
7. Ya because for the Indonesian people religion is the way to make a good
life, every religione
8. Please, feel free to add additional
thoughts or other descriptions if you think fit.