A qualcuno un giorno sarà, forse, capitato di imbattersi
improvvisamente - tra le vie della città - in qualche orda festosa di ciclisti,
chiedendosi da dove fossero sbucati, chi fossero e, soprattutto, dove
andassero: per chi ancora se lo stesse chiedendo, ha avuto un incontro
ravvicinato con la Critical
Mass.
La Massa Critica è un raduno spontaneo di persone
(non necessariamente sportive) che scelgono la bici come mezzo di trasporto,
spesso come unico mezzo di trasposto! Particolarità di questo movimento è di
essere di difficile definizione proprio perché non vi è una struttura
organizzativa o gerarchica. A differenza dei ciclisti della domenica che fanno
uscite fuori porta e perlopiù in fila indiana, nella Critical Mass l’uscita è indoor; si pedala dunque
internamente alla città stessa nella quale quotidianamente ci si sposta e senza
seguire l’ordine della fila indiana: viene occupata tutta la corsia stradale.
Il messaggio, comune, che si vuole portare quando ci si raduna e si comincia a pedalare in massa è la visibilità, all'interno delle città dove spesso le macchine la fan da padrone e le bici te le fa il ladrone.
Questa ricorrenza molto attesa tra il popolo del ciclismo urbano lo è meno per gli automobilisti che ne restano ai margini, dove i margini son quelli creati intorno ad una scia di velocipedi che attraversano vie, vicoli e viali della città. Non vi è mai un percorso stabilito, tutto viene deciso sul momento da chi si trova in testa al gruppo. Ognuno è libero di andare in testa e proporre un percorso e così via.
Una data a cadenza mensile (nella legge non scritta è ogni ultimo venerdì del mese) che sta vivendo il suo undicesimo anno nella città di Roma.
Appuntamento e luogo sono gli unici punti fermi di questa massa in movimento: ore 18.30 a Piazza Vittorio.
Il messaggio, comune, che si vuole portare quando ci si raduna e si comincia a pedalare in massa è la visibilità, all'interno delle città dove spesso le macchine la fan da padrone e le bici te le fa il ladrone.
Questa ricorrenza molto attesa tra il popolo del ciclismo urbano lo è meno per gli automobilisti che ne restano ai margini, dove i margini son quelli creati intorno ad una scia di velocipedi che attraversano vie, vicoli e viali della città. Non vi è mai un percorso stabilito, tutto viene deciso sul momento da chi si trova in testa al gruppo. Ognuno è libero di andare in testa e proporre un percorso e così via.
Una data a cadenza mensile (nella legge non scritta è ogni ultimo venerdì del mese) che sta vivendo il suo undicesimo anno nella città di Roma.
Appuntamento e luogo sono gli unici punti fermi di questa massa in movimento: ore 18.30 a Piazza Vittorio.
Uno spazio di scambio, di dialogo e di condivisione. Il potere della bicicletta è grandissimo: raduna in maniera trasversale tutta la società. Ci sono bambini, adolescenti incuriositi, trentenni speranzosi, genitori combattivi, anziani esemplari. Si, ci sono anche gli hipster!
Non esiste differenziazione di sorta che regga quando si è in sella, non esistono categorie lavorative che creino differenze nel dialogo; la bicicletta unisce tutti sotto lo stesso volere/valore: pedalare.
Si parte, si sale verso la Stazione Termini per poi svoltare a sinistra e, dopo essersi lasciati Piazza dei Cinquecento sulla destra, andare in direzione di Piazza della Repubblica.
Girare intorno alla Piazza e poi scendere su Via Nazionale e come da rituale passare sotto il Traforo Umberto I: c’è sempre esaltazione quando si passa sotto il traforo perché ogni voce rimbomba e ogni campanello trova eco. Video, fotografie e impennate su una ruota; qualcun altro si mette in piedi sui pedali.
La massa poi continua dritta fino a Piazza del Popolo dove si compatta, si ferma cinque minuti per una chiacchierata e riparte alla volta della Tangenziale Est. La critical mass si rende visibile ovunque, non solo tra le strade del centro perché i ciclisti sono ovunque, soprattutto nelle periferie.
Si pedala per migliorarsi, perché si crede che dal momento in cui si è dotati e si è in grado di usare braccia e gambe tanto valga muoverli per spostarsi in autonomia totale. Si pedala per amore dell’aria, si pedala per amore delle tasche, si pedala soprattutto per riappropriarsi degli spazi. Lo spazio è di chi lo vive e allora una volta al mese coloriamo la nostra città di tanti telai, portando un messaggio di mobilità nuova, viva.
Ride on.
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