giovedì 2 luglio 2015

Ira

Si può perdere tutto per uno scatto d’ira, come è capitato a Mosè per la terra promessa. L’ira pregiudica i doni spirituali, non ti lascia la libertà di occuparti di quello che magari avresti voluto fare. Si serva della via che percorri per gonfiarsi, così come si gonfia la vela che solca le onde.
Si giustifica dietro la giustizia l’ira.
Uno dei motivi principali per cui uno si cede alla non vita.
L’ira è assolutizzazione, è la vittoria dei Sensi sulla Volontà.
Cova lentamente l’ira, ha un’incubazione che dura nel prepararsi una strada, come risultato di tutti i limiti non accettati.
L’ira è il diritto accordato al nostro Essere di distruggere una Vita.
L’inganno dell’ira consiste nell'arrabbiarsi guardando quello che ti stanno togliendo e non quello che ti stai difendendo. L’iroso è un pusillanime e non un giustiziere, l’ira non metterà di certo a posto il mondo.
Vittimismo, giustizialismo e sadismo non sono nella Vita. L’ira è rabbina della prudenza, è distruzione di una condizione, è confusione della Natura.

Se s i litiga lungo la strada si perderà la Via.
«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono». (Mt. 5,23).
Davvero vi sono cose più importanti da fare che fermarsi lungo la Via? Non accogliere le cose che distruggono, non fecondare la rabbia. E’ più importante la Comunione della Ragione: la Ragione è dei Fessi. Nessuno va a riconciliarsi fino a che non arriva ad odiare la solitudine ma se è questo il punto a cui decidi di arrivare siine quantomeno consapevole.


Marzia

venerdì 17 aprile 2015

Pensieri liberamente ispirati da uno dei vari incontri con Enzo N.

Misteri Ctoni e Celesti: l’ipogeo di Hal Saflieni

In natura le Divinità si incontrano sulla superficie della terra, sul manto verde, di cui noi siamo ugualmente parte. La vita come Bios, ossia la vita biologica comprensiva dei processi di nascita, vita e morte, prende parte al compimento di Zoe (vita eterna o, come indicato dai Greci, zodiaco: Zodiaco dal greco ζῳδιακός, zōdiakos, parola a sua volta composta da ζώον, zòon, "essere vivente" e òdos, "percorso"). La corrente di Zoe, che è l’azione delle Gerarchie Celesti, scende diretta su Bios ove viene “filtrata” dal corpo della Terra stessa.
Zoe si carica delle forze della terra arricchendosi della qualità chiamata Amore per poi giungere alla superficie, ove le due correnti di Zoe si incontrano. E’ da questo incontro che avviene la nascita del manto della terra, il quale insieme a noi è figlio del matrimonio tra lo Zoe cosmico che chiameremo Padre, il quale ha come qualità la Saggezza, e lo Zoe terrestre che, in una cultura lontana più di 2000 anni, viene chiamato Madre  (le femminili divinità ctonie del mondo greco, dove ctonio significa separazione).
Ed è nella Madre che troviamo un elemento fondamentale che la caratterizza, la partenogenesi (dal greco παρθένος, «vergine» e γένεσις, «nascita», ovvero riproduzione verginale: è un modo di riproduzione di alcune piante e animali in cui lo sviluppo dell'uovo avviene senza che questo sia stato fecondato.). La madre è colei che trasmette l’impronta; se pensiamo alla cultura ebraica si è considerati ebrei solo se si è nati da madre ebrea.
Agli occhi e al sentire degli antichi ciò era chiaro, basti considerare che una pianta spontanea e tipica di un posto ben preciso, ossia di un corretto matrimonio, si chiama autoctona (dal greco autòs stesso, e chthòn suolo/terra - indica l'appartenenza di qualcosa o qualcuno ad un determinato luogo). Tutte le culture antiche, basate sull’agricoltura e sul matriarcato, avevano questa conoscenza, difatti loro riferimento era la Dea Madre (Demetra in greco: Δημήτηρ) che rappresentava la Vita di Madre Terra ovvero la forza di Zoe che passando attraverso il Globo intero si arricchiva della qualità dell’Amore, figlia del sacrificio compiuto attraversando lo stesso: la Luce della Saggezza entra nel Buio della Terra fino a ricongiungersi, poi, al Padre.
Le divinità femminili, come possiamo vedere nella seconda figura ritrovata nell’ipogeo di Malta, erano anticamente rappresentate con forme giunoniche, sovrabbondanti, in quanto raffiguravano le forze infinite della Terra.
Il termine divinità ctonia indica proprio tutte quelle divinità generalmente femminili legate ai culti di dèi sotterranei. Nel voler porre attenzione all’agire delle forze Ctonie portiamo l’esempio dell’ipogeo di Hal Saflieni sito a Malta.
Malta è un posto molto particolare. E’ un’isola nel Mediterraneo nonché un punto ctonio di rilevante importanza avente sei correnti di irradiazioni che toccano altri 20 punti ctoni nel mondo. Quando si parla di Ctoni ci si riferisce a quelli attivi nel nostro tempo e gli Ctoni dell'Ipogeo di Malta sono riusciti a proteggere il loro tempio sotterraneo.
Il centro ipogeo di Hal Saflieni ha un raggio di azione di 4000 chilometri che arriva a toccare il nord Europa e l’Africa settentrionale. Non vogliamo dimenticare poi l’ipogeo di Delfi  (3000 km) e quello più grande al mondo del Mato Grosso (5000 km). Talvolta le entità che sono in terra, gli Ctoni, si manifestano in un rialzamento della terra come nel caso de Las Mesetas in Spagna, le quali si espandono per migliaia di chilometri. Al centro del pianoro de Las Mesetas si trova Madrid (Madre), altro punto ctonio (in Spagna ve ne sono due; l’altro è a Santiago de Compostela).
Ombelichi del mondo quindi, anticamente collegati per via sotterranea in quanto l’antica cultura era ctonia, propria della Terra. L’isola di Malta è come un ombelico nel Mediterraneo ed è in contatto sottile con gli altri ombelichi della Terra; tramite l’ombelico di Malta si può comunicare con tutti gli altri (anticamente per via sotterranea, nel presente per via di Coscienza). 
A livello simbolico molti sono gli aspetti che tale luogo mitico riveste: la Montagna Cosmica, l'Axis mundi, l'Albero Cosmico, l'Isola Benedetta, la Città Sacra. Più precisamente l'ombelico è quel punto preciso ove l'asse immaginario del mondo (axis mundi) ricongiunge il Cielo alla Terra e la Terra agli Inferi, portale di connessione tra l'umano e il divino, una sorta di stargate iniziatico che connette la dimensione terrena a quella cosmica (galattica). E' da questo centro universale (atemporale) che scaturisce e fluisce la Vita e tutto il suo mistero.
I tunnel sotterranei presenti a Malta sono testimonianza di questo agire. Degli esempi di camminamenti sotterranei li troviamo inoltre con i sacerdoti etruschi, i lucumoni, i quali si muovevano lontano dalla luce del sole per restare in Madre Terra.
L’ipogeo di Hal Saflieni è composto da tre livelli e scende fino a 11 metri di profondità. Si crede che il primo livello risalga a circa 7 mila anni a.C., il secondo livello a 5mila anni a.C. ed il terzo a 2 mila anni a.C. e questo perché mano a mano che la Coscienza riguardo al mondo Ctonio si evolveva ci si riusciva a collegare con le forze più profonde ossia con lo Zodiaco, la Via Lattea e le Dodici Regioni Cosmiche.
Riteniamo che il primo livello sia stato realizzato da chi possedeva i segreti della materia grazie ai quali si riusciva a modellare la roccia come fosse ad uno stato fluido. E’ dunque possibile che si fosse posseduto un liquido o comunque una sostanza in grado di ammorbidire la roccia la quale, divenuta tenera, poteva venire modellata e asportata con facilità (A testimonianza di ciò abbiamo il ritrovamento, risalente ad una decina di anni fa, di fibre organiche (peli o capelli), insieme a bolle d’aria e pezzetti d’intonaco colorato di rosso, all’interno di un blocco calcareo della piramide di Cheope per mano del Professor J. Davidovits del quale si consiglia questa lettura: http://www.liutprand.it/davidovits.pdf).
Comprendere come gli altri facevano è di fondamentale importanza non solo per estrarre le leggi di costruzione ma, come in questo caso, anche per comprendere come vengano interpretate nella roccia delle leggi eterne. Nell’hic et nunc ognuno può decidere, nella propria libertà, come interpretare le stesse leggi.
Per il secondo e terzo livello ad operare lo scavo sono stati gli Esseri Elementari (Non riteniamo una corretta interpretazione quella proposta dagli archeologi secondo i quali il terzo livello sarebbe stato scavato con delle corna di vacca e non tanto per ciò che comporterebbe in tempistiche il fare un lavoro del genere quanto per l’assenza di fumo nero all’interno dell’ipogeo stesso, fumo che seguirebbe naturalmente all’uso di una luce, che sia essa ad olio o elettrica, della quale ci si sarebbe serviti per scavare appunto nel buio.) evocati dai sacerdoti (E’ interessante notare che nel punto sovrastante l’ipogeo sia stata costruita una chiesetta. Questo ipogeo “dialogava” con la Via Lattea. Ponendosi sopra di esso ci si può compenetrare di queste forze).
Come vediamo più sotto in immagine le colonne, che possiedono una forma quadrata richiamando così l’elemento terra, si uniscono alle curve, elemento tondo che rappresenta l’acqua: gli Ctoni governano infatti Terra ed Acqua e l’isola di Malta in mezzo al Mediterraneo, ne è un buon esempio!

I greci, recepivano l’area del Mediterraneo come quella dove più era operativo il Mondo Ctonio. Essi conoscevano due tipi di misteri: i Misteri Ctoni (trovare Dio dentro di sé) e i Misteri Celesti (trovare Dio fuori di sé).
Nel mondo antico l’iniziando veniva portato nell’ipogeo e qui vi restava al buio fino a sperimentare la nascita del sole interiore (Luce Ctonia): ciò avveniva nella notte del 24 dicembre, in quella che è chiamata la festa del Sole Invitto.
Nel terzo livello son stati ritrovati 7 mila cadaveri, motivo per cui la spiegazione ufficiale ha voluto che l’ipogeo diventasse una necropoli in tempi preistorici ma un ragionamento più accurato vede invece, in questo numero, i corpi dei sacerdoti che qui venivano uniti per dare forza all’evento iniziatico: l’odore dei morti attiva difatti le forze della chiaro veggenza.
L’iniziando, una volta compiute le prove dei Misteri Ctoni, era pronto per trovare il Divino nelle esperienze cosmiche: Pianeti, Zodiaco, Via Lattea e Dodici Regioni Cosmiche. L’ipogeo di Hal Saflieni ed il centro dei Misteri Celesti di Tarxien operavano infatti in simbiosi in quanto erano i  rappresentanti di questi due mondi: i Terrestri ed i Celesti. Il tempio di Tarxien è venuto, sempre più,  a perdere forza a seguito delle violazioni che ha subito, conducendo difatti ad una interruzione del dialogo “sottile” e qualificandosi come non attivo.
Che ruolo ha l’Uomo in tutto questo? Se, come abbiamo visto, da una parte abbiamo gli Ctoni dell’area mediterranea (che si sviluppa dal Sudamerica alla Cina Orientale) e dall’altra abbiamo i Celesti nell’ Europa settentrionale (Scozia, Svezia, Polonia), compreso tra gli uni e gli altri vi sono i Mediani portati dal Cristo, e l’Uomo ha il compito di congiungere la terra con il cielo, i Misteri Celesti ed i Misteri Ctoni divenendo un asse centrale. L’uomo, posto a metà come Axis Mundo, dialogando con i Celesti e con gli Ctoni permette il pieno collegamento con Dio, fungendo da ponte tra i due centri misteriosofici.



     Terzo livello dell'ipogeo

mercoledì 25 marzo 2015

Lo sbilanciamento

L’equilibrio si ha stando nel movimento, sbilanciandosi.
Pedalando, ad esempio, si ottiene e mantiene tale equilibrio sebbene talvolta possa capitare di cadere.

Poiché tutto è collegato e vuole lavorare per permettere il movimento di uno stesso organismo a cui si appartiene ne consegue che se una parte ha difficoltà ne risentiranno anche le altre.
Sono un organismo e sono anche parte di un organismo comune al vostro nel corpo della terra.

La natura di ognuno ha scelto se concedere o meno la possibilità di camminare ed un essere per compiere ciò ha bisogno di due gambe e due piedi che ne permettano l’avanzamento che sia in avanti o indietro.
Verso dove si vuole camminare, concesso che si riesca a mettere un passo dopo l’altro?

Affinché avvenga lo spostamento è necessario che ci sia un perno su cui fare leva ed uno slancio verso una direzione.
Se il piede destro vuole partecipare a tracciare un cammino deve chiedere al piede sinistro di fargli da perno, da sostegno, affinché lo spostamento abbia compimento. Se il piede sinistro ciondola o trema o si pianta è improbabile che il destro avanzi nel movimento.
Se il piede sinistro vuole partecipare al cammino deve chiedere al piede destro di fargli da perno, da sostegno affinché lo spostamento avvenga. Se il piede destro ciondola o trema o si pianta è improbabile  che il sinistro avanzi nel movimento.
Se entrambi non si domandano vicendevolmente il permesso di essere a turno perno e slancio, non avrà luogo il tracciato di un cammino.

Il movimento può compiersi se le due parti prendono consapevolezza della loro identità ed uguaglianza e se fanno affidamento l’un l’altra per muoversi, se scelgono di dialogare affinché ciò avvenga.

L’equilibrio è nel movimento, ad ogni pedalata, ben oltre le scosse di assestamento lungo il percorso, 
Un piede esiste per l’altro. Da solo, non avrebbe senso o perlomeno non il senso del movimento e dello scambio.
Grazie,

Marzia




venerdì 13 marzo 2015

Hic et Nunc

Questo luogo è duro da abitare, ostile da vivere, coraggioso nel resistere. 
Altro che un pelo sullo stomaco, altro che Sud del mondo.

Che sciocchi gli uomini che credono serva andare dall'altra parte del mondo per esperire uno modo di vita Altro rispetto a quello che hanno vissuto. 
Che perdite ha l’uomo quando crede che sia davvero necessario ritrovarsi mischiato in una cultura Altra, un altro colore, un altro credo che non sia il suo stesso.

Sono arrivata qui, in questo posto che di certo non è abbandonato da Dio. 
Dio non si è fermato mai nemmeno ad Eboli ma ha spaziato oltre il tempo per essere da sempre e per sempre Uno Infinito ed Infinito Uno. 
Nel per sempre esiste questo momento che è già passato e che con fatica cerca di tenermi qui, presente a me stessa. 
Eppure parlano i fiori quando sbocciano ed i bruchi quando, in una lenta metamorfosi, spiegano le ali e si animano a farfalla.
Eppure il vento soffia, la pioggia cade, la terra dona i frutti, il fuoco scalda, la legna brucia, il fiume scorre, il sole sorge. 
Si, è il sole che compie questa azione del sorgere e tramontare ogni giorno, del nascere e morire per darci ancora una possibilità di vedere.

Io qui sono arrivata, credo accompagnata da mani molto più sagge e molto più vecchie delle mie. Accompagnata dalla vita stessa che in me si continua a manifestare volendo tenere accesa quella fiamma che mi anima, che mi percorre, che anela all’Uno.

Qui io son arrivata e se vedo il mio tracciato vedo un sentiero che mi ha preparata ad arrivare proprio qui.



19 Febbraio 2015, campagna tra Beano e Codroipo

martedì 24 febbraio 2015

Una serata in un locale

Non ho nemmeno provato a mischiarmi.

Come un pesce fuor d'acqua sto riuscendo a scrivere sulla mia agendina in una situazione che a tutto inviterebbe fuorché alla scrittura. Sorrido di me, nel vedermi poggiata qui, su questo tavolino che indossa una tovaglia semi vellutata color bordeaux. Non mento se scrivo che son nata sotto il segno dei pesci e non mento se scrivo che questo non è l’oceano.

Immaginate l’esatto opposto dell’oceano: come ve lo rappresentereste?
Potrebbe essere innanzitutto uno spazio confinato (non che l’oceano non lo sia ma ne passa di mare prima di toccare l’argine e comunque sia si parla si terra, un elemento con una forza immensa) il cui confine sia limitato da pareti che, sebbene alte, son comunque dei fronti la cui funzione tende alla chiusura. Il loro colore è rosso scuro adesso. Non sono visibili alla luce del sole poiché non prevedono finestre o meglio ne scorgo una solamente ed è coperta da un pesante tendone blu, come quelli dei grandi teatri. Il pavimento sebbene di marmo lastricato non arriverà mai a rimandare il suono del piede scalzo sulla terra o dello scroscio dell’onda che con forza giunge a riva.

Cos'altro vedo? Quella specie di lampadari moderni stile gran serata che scendono come degli stronzi (al momento l’unica immagine a cui mi rimandano questi lampadari si da il caso siano proprio gli stronzi) appesi e sebbene abbiano numerose lucine pulsanti colorate ad animarli, che potrebbero sembrare allegre agli occhi di qualcuno, di fatto sono irritanti per il cervello e per le pupille sottoposte ad un moto di allargamento e restringimento intermittente. Se da questa specie di lampadari sposto un poco lo sguardo ho modo di vedere dei cubi molto grandi che scendono dal soffitto e che ad ogni lato incorporano uno schermo. 4, 8, 12, 16… il numero degli schermi che mi si manifesta muovendo gli occhi, proprio come un pesce, sono inversamente proporzionali alla voglia che hanno le persone che si trovano in questa sala di andare a dormire. Una massa di corpi che si strusciano a passi di rumori che escono da delle casse poggiate al lato opposto rispetto a quello in cui mi trovo.

Oceano: anche in quello che può sembrare il più desolato profondo nello sconfinato spazio d'acqua che anima la terra la luce del sole filtra per toccare le alghe. Potrebbe portare a perdersi la ricerca del suo spazio ma non condurrà mai alla perdizione.
La mobilità dell’acqua scorre e fluisce lasciando a questi corpi che vedo ballare di fronte a me solo un suo pallido ricordo. Non tutto ciò che viene dall’alto è buono, come gli schermi ed i lampadari cui accennavo prima. Le forze del basso regalano coralli ed alghe, odori salmastri del sudore della terra in contrasto con gli odori dei profumi artificiali spruzzati addosso ai corpi delle persone che riempiono questa sala grandissima.
Questo posto non è l’oceano eppure vogliamo davvero riempire così questo tempo e questo spazio? 

venerdì 6 febbraio 2015

Umiltà

Dall'altra parte dell’essere spavaldi ed arroganti vi è l’Umiltà.
Umiltà è sapere che non sempre si potrà centrare il bersaglio sebbene si sia certi della propria mira. Magari quel bersaglio non è stato messo li esclusivamente per te ma per qualcos’altro o perché anche attraverso e grazie a te si giungesse al suo compimento.
Tutto è a nostra disposizione ma ciò non corrisponde a voler arrogarsi il diritto di usufruirne nel modo che riteniamo migliore per noi.
Umiltà è chinarsi, chinarsi dove gli altri non vogliono.
Umiltà è parlare con grazia, con amore, con il fine dell’amore.
Umiltà è permettere all’altro di manifestarsi e non avere la presunzione di conoscere le sue intenzioni ed il suo mondo interiore meglio di lui.
Umiltà è consigliare nella piena fiducia, è accompagnare senza giudizio.
Umiltà è permettere un confronto, lasciare aperta una porta.
Mettere al centro una persona e lapidarla con le parole non è umiltà.
Essere sempre accondiscendenti non è umiltà.
L’umiltà è forza, è lacrime, è linfa, è la vita che si manifesta con amore.
Umiltà è anche sacrificarsi affinché l’amore fluisca.
Umiltà è accettare di vivere un’umiliazione non invitata per l’amore collettivo.
Umiltà è comprendere che l’altro è un mondo che viaggia parallelo al tuo e con il quale tu confini. Umiltà è non permettersi di superare quel confine.
Umiltà è restare in silenzio, è ascoltare una risposta quando fai una domanda senza la presunzione di conoscerla in anticipo.
Umiltà è ringraziare ed incoraggiare chi collabora ad un progetto comune.
Umiltà è astenersi dallo scegliere per l’altro.
Umiltà è andare incontro, è essere consapevoli che si può sbagliare e ringraziare per questo.
Umiltà è non far valere a tutti i costi le proprie convinzioni.
Umiltà è prendere una parte all’interno di un disegno che è più grande di te, ma non lasciare che il tuo disegno diventi il tutto.



martedì 20 gennaio 2015

Nasi Putih ossia il Riso in Indonesia

Che mangiavi in Indonesia?
Talvolta noto una smorfia di scontento sul volto di chi si sente rispondere che cosa mangiassi in Indonesia. E' proprio così, in Indonesia (e in generale sul Sud-est asiatico) si mangia sempre riso. Sempre.
E i frutti tropicali? Gli Indonesiani non ne mangiano molti, anzi quasi nulla. A differenza di come si crede comunemente la frutta non è così deliziosa e per questo loro ne comprano pochissima e ne mangiano ancora di meno. L’unico frutto che ha un sapore vivo è il mango ma per il resto siamo lontani dall’idea che abbiamo della frutta dell’America Latina. Sono semplicemente due cose diverse.
Ci sono naturalmente anche altri cibi come i pezzi di galline, i gamberi, più di 4 tipologie diverse di uova
e pochissimi tipi di verdure come le carote, gli spinaci, i broccoli e le melanzane (che gli Indonesiani non gradiscono). Tofu, tempeh, manioca. Non esistono formaggi, non esistono maiali e derivati del maiale essendo un paese prettamente musulmano (a meno che non andiate nei quartieri cinesi).
Quelli elencati sono solo alimenti di accompagnamento al piatto principale che è il riso: se non appositamente specificato è sempre riso bianco altrimenti la variante è riso fritto (nasi goreng). Insieme al riso si serve anche una coppetta con la salsa di peperoncino (saus sambal). Se non viene servita la coppetta col peperoncino vuol dire che hanno già pensato loro a metterlo nella pietanza che state per mangiare.
Le prime due settimane in Indonesia avevo il singhiozzo fisso, un grande bruciore ovunque, erano i segni dell’iniziazione.
Riso a colazione, riso a pranzo e riso a cena dunque. Tutti i giorni.
Risaie immense brulicanti di mondine, ampie distese invase dal sole cocente, piedi e mani umidi e costanti nel lavorare e nel pregare. Si è grati al riso, al lavoro immenso che c’è dietro, al nutrimento che se ne riceve. E’ inconcepibile non fare un pasto con qualcosa che sia diverso da questo alimento perché è la base alimentare di questo popolo; è ciò che permette loro di vivere e lavorare.
In Indonesia non si chiede “cosa hai mangiato” ma si chiede se “hai mangiato” (“sudah makan?”) perché è scontato che si mangi il riso. Il fatto di chiedere se si è mangiato o meno, poi, è ancora più profondo: appena ci si incontra ce lo si chiede ed il valore che viene dato a questa domanda equivale al nostro “come stai”.
Quattro quinti del piatto sono occupati dal Nasi e la restante quinta parte è colmata da pochi cibi che nominavo sopra (piccantissimi). L’economia e la salute di questo popolo dipendono dalla coltivazione del nasi in tutto e per tutto.
Il Governo Indonesiano ha difatti, più volte, sottolineato l’urgenza di variare la dieta alimentare nel Paese in quanto il cambiamento climatico potrebbe minare un’agricoltura poco differenziata e che dipende fortemente dalla coltivazione del riso. Questa sollecitazione ha lo stesso risultato del parlare ai mulini al vento. Il riso è sacro, è l’alimento principe e deve esserci, non si può ridimensionare un aspetto profondo della cultura indonesiana perché il clima sta cambiando.
Colazione, pranzo e cena. Colazione, pranzo e cena. Colazione, pranzo e cena. Basti sapere che il 90% del riso asiatico viene prodotto qui a Java, in più di duecento milioni di fattorie. Risulta dunque problematico diversificare la produzione agricola, e ancora di più le abitudini di queste persone.
Che mangiavo in Indonesia?
Una preghiera chiamata Nasi putih.






sabato 3 gennaio 2015

Chi è contro i cacciatori scagli la prima pietra

Sento la necessità di scrivere queste parole.

Premessa
Il cacciatore non è bracconiere; non esisterebbero altrimenti due termini e due figure distinte.

Ora.
Prima di toccare i punti inerenti la caccia ed i cacciatori sarebbe mio piacere farvi notare che per ovini, bovini, equini, suini, caprini, pollame e selvaggina d’allevamento vengono effettuate queste operazioni:
1.Trasferimento. Ammassati come bestie, appunto, spesso senza acqua ed esposti al biossido di azoto dei mezzi di trasporto.
2.Stordimento. Pistola a proiettile captivo, commozione cerebrale, elettronarcosi, esposizione al biossido di carbonio; strumenti di morte diversi dai fucili dei cacciatori, pur comunque strumenti di morte.
3.Iugulazione. Vengono appesi per gli arti posteriori e con un coltello vengono recisi i grandi vasi sanguigni del collo o del petto per permettere il completo dissanguamento.
4.Depilazione. Nei suini avviene la c.d. scottatura con l’ immersione in vasche bollenti per vari minuti o l’utilizzo di raggi infrarossi per dilatare i bulbi piliferi e facilitare la successiva depilazione.
5.Spiumatura. Anche qui viene usata la scottatura come sopra.
6.Scuoiamento. Vengono  asportate le corna -negli animali con le corna-  e le estremità delle zampe anteriori, mentre la rimozione della testa dipende dal processo di lavorazione. Poi si incide con una lama per  tutta la lunghezza del corpo degli animali appesi per le zampe posteriori alla guidovia, e si prosegue al sollevamento dei lembi che verranno poi agganciati alle macchine scuoiatrici o tirati a mano con l'aiuto di coltelli per lo scollamento dalla muscolatura sottostante. Tranquilli che altri lo fanno per voi.
7.Eviscerazione. Dal collo fino al perineo viene effettuata una incisione al fine di estirpare i vari  organi - rognoni, fegato, animelle, cervello , milza, ecc. – che magari non mangiate perché vi fanno senso ma intanto quelli son stati eviscerati.
8.Mezzenatura. La carcassa viene tagliata in più metà con una sega.
9.Stoccaggio. Le carcasse sono avviate allo stoccaggio in  celle frigorifero dove i vari pezzi  vengono lasciati "maturare" attraverso il processo di frollatura.
10.Impacchettamento e trasporto al rivenditore.
11.Acquisto da parte del consumatore di pezzi di animali morti ammazzati. Avete le mani pulite e non avete sparato nemmeno un colpo!

Oltre l’industria dei mattatoi, esiste la macellazione a domicilio per autoconsumo per le specie suina, caprina, volatili da cortile e conigli. Non dimentichiamo poi i pescatori le cui prede subiscono una delle morti peggiori.
Se dunque date il vostro consenso a queste attività perché non dovreste darlo ai cacciatori?

Veniamo ai cacciatori.
1.Devono conseguire l’abilitazione di tiro e sostenere un esame scritto ed uno orale suddiviso in tre parti (legislazione venatoria, conoscenza degli animali -per distinguere le specie cacciabili da quelle non-, conoscenza delle armi da fuoco) al fine di conseguire la licenza di caccia. Studiano quindi tutto ciò che concerne la selvaggina, l’habitat, le classificazioni:  genere, famiglia e specie .
2.Pagano circa 300 euro a persona tra tasse statali, locali ed assicurazioni per praticare la caccia che comunque è consentita massimo per tre giorni a settimana (il tutto è certificato dall’obbligo di portare con sé il tesserino della stagione venatoria nel quale si deve apporre la data ogni volta).
2.Acquistano fucili e cartucce, contribuendo consapevolmente al mantenimento dei relativi mercati.
3.Svolgono la loro attività in un periodo stabilito dalla legge (la stagione venatoria dura dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio, solo quattro  mesi dunque. Diverso il discorso per l’industria dei macelli aperta tutti i mesi).
4.Vanno a caccia. Ho partecipato a delle battute di caccia come fotografa. Lungi da me il sostenere che tutti i cacciatori (come ogni categoria) sono persone corrette e responsabili in quanto esseri umani. I cacciatori con i quali mi sono trovata dopo aver sparato raccoglievano i bossoli: la campagna è di tutti e sarebbe bello tutti contribuissimo a mantenerla pulita e monda. Il Mondo si chiama mondo proprio perché originariamente era pulito. Magari la prossima volta che ci si ritrova a fare una scampagnata ricordiamoci che l’immondizia (tipo le cicche delle sigarette) è nociva allo stesso modo dei bossoli.
5.Sparano. Usano un fucile e dei proiettili al posto degli strumenti che ho descritto sopra atti alla macellazione, quindi ugualmente agli altri uno strumento di morte. La differenza consiste nella consapevolezza:  mentre sparano sanno che quell'azione porterà ad una uccisione. Voi quando comprate la carne siete consapevoli della morte che qualcuno ha volutamente ed appropriatamente (non parliamo delle ragioni, parliamo degli atti) provocato sotto vostro mandato/consenso?
6.Spiumano. Lo fanno da se, piuma dopo piuma, guardando l’animale morto che hanno tra le mani e toccandone, se fatto nell'immediato, il corpo ancora caldo. Voi avete mai provato a spellare un ovino o un suino ancora caldi?
7.Trasporto. La selvaggina, in genere, viene messa nel carniere (tascapane) e, in casi eccezionali, caricata addosso. Voi ve lo accollereste un suino? Ma no, ci sono altri che lo spezzettano con la sega e lo impacchettano per voi!
8.Nessun acquisto da parte dei cacciatori. Hanno preso parte al processo dall'inizio alla fine sporcandosi le mani.

Dunque siete contro a cosa esattamente?

Conosco dei cacciatori che amano il bosco e la campagna più di tanti pseudo ambientalisti. Ho visto cacciatori rattristiti sinceramente per non aver potuto incarnierare la preda abbattuta, dopo ripetuti tentativi di ricerche, perché quel sacrificio era stato inutile.
La differenza tra chi mangia carne, favorevole però all’abolizione della caccia, ed i cacciatori, che sono  mangiatori anche di altre carni oltre la selvaggina, è che questi ultimi non delegano nessuno. Sono consapevoli dell’atto dell’uccisione delle prede.

La vera sfida per il cacciatore è individuare e stanare la selvaggina che sta cacciando e non riempire il carniere ad ogni costo. Detto in altre parole la selvaggina ha possibilità di scampo ed il suo tempo lo vive in piena libertà. Gli animali da macello invece sono condannati a morte dalla nascita.
Sia ben chiaro che ciò che compiono resta un orrore, ma non superiore a quello che avviene nella  macellazione. Non si possono condannare i cacciatori e salvare i mandanti dei macellai, perché provocano la stessa morte.

E, per finire, credo che non possiamo essere presuntuosi al punto di negare che tutti gli animali percepiscano la trama, l’inganno, l’avvicinamento, l’appostamento, la presenza minacciosa di uomini armati di fucili o, nel caso  dei mattatoi, pistole a proiettile captivo, seghe elettriche, coltelli, vasche bollenti, corde, bastoni.
Il cane ed il gatto hanno più sensibilità degli altri animali solo perché li avete addomesticati? Siamo seri, casomai ne hanno di meno perché hanno assunto il vostro modo di vivere ed il vostro ambiente isolato spesso dalla terra (parlo di “voi” e non “noi” perché per scelta non ho animali addomesticati che condividono il mio stesso habitat).
La sensibilità la si sviluppa maggiormente in mezzo ai propri simili, nel proprio habitat e non in quello in cui noi scegliamo loro debbano vivere. E quando scegliete di avere il vostro amato gattino o cagnolino o pesciolino o coniglietto o uccellino in gabbia state scegliendo voi per loro, e sono centinaia di anni che la loro natura è stata addomesticata da noi di modo da rendere adesso questi animali dipendenti da noi quanto loro erano nati selvatici.
I cani ed i gatti non hanno poi tutta questa sensibilità in più che voi credete, non l’hanno potuta sviluppare recentemente e di certo quelle passeggiatine giornaliere (magari nello squallore di una metropoli) che li portate a fare non li ripagherà mai della libertà di poter volare, correre o nuotare e cacciarsi da soli da mangiare.
Perché una mucca dovrebbe avere meno sensibilità di un cane? Ho visto dal vivo gli occhi imprecanti di una mucca che stava per essere ammazzata. Sentiva eccome. E’ stata una delle esperienze peggiori che abbia mai vissuto. E non solo gli occhi, ho sentito le sue grida, quelle grida assordanti di terrore, il terrore della consapevolezza di chi conosce l’assassinio che si sta per compiere sulla propria vita.

Prima ancora della caccia chiedetevi se non sia il caso di chiudere anche i macelli e/o  di tenere gli animali dentro casa vostra. Coerenza ci vuole, non giudizio.
Per quanto mi riguarda si possono lasciare aperti i macelli, si possono lasciar cacciare i cacciatori, si possono lasciar pescare i pescatori e si possono tenere gli animali dentro l’habitat domestico. Ogni manifestazione umana deve poter aver modo di essere manifestata.

Ad ognuno la propria scelta di prendere parte o non prendere parte.
Io, a tutto questo, ho scelto liberamente di non contribuire ma mi batterò affinchè un uomo diverso da me abbia la possibilità di fare la sua, 

Marzia Risucci